Al termine del filmato, come un orologio svizzero, è tornato il signor Ramón ad accendere le luci e a spegnere il proiettore. Ho dato inizio alla discussione parlando in generale della mia esperienza e del mio punto di vista rispetto alla campagna elettorale e chiarendo fin da subito che ho realizzato il documentario da indipendente e non l'ho fatto su commissione o pagato. Il dibattito è stato interessante e devo ringraziare Alessandro per le riprese e Matteo per le fotografie.
Sono state diverse le domande e le osservazioni interessanti. Mi è stato chiesto quale è stato il motivo per cui ho deciso di realizzare il documentario. La mia risposta è stato per l'indignazione verso la politica italiana e napoletana e la rabbia di sentir parlare e vedere anche a Barcellona le immagini di una Napoli che sembrava essere solo "monnezza e camorra". Volevo raccontare la voglia di cambiamento e documentare la vera Napoli.
Un'altra domanda interessante è stata se credo nella possibilità di riuscita di una campagna elettorale di quel tipo anche in Spagna. Secondo me è possibile se si trova un candidato di rottura e fuori dagli schemi politici tradizionali. Tra le osservazioni quella di Jesús de Miguel mi ha molto colpito. Mi ha detto che è molto interessante e il documentario riesce a trasmettere il senso di identità. Ha anche paragonato il filmato alla processione della settimana santa di Siviglia nel senso di attaccamento, di orgoglio e di amore verso la città come se fosse una donna. E non succede spesso. Difficilmente c'è un senso così forte di identità con una città. Il discorso si è spostato ovviamente sulla politica italiana, su cosa stia facendo adesso l'amministrazione e su un elemento che ha molto colpito un catalano e un argentino presenti in sala: la tranquillità di de Magistris a camminare per strada e in mezzo alla gente con il timore, concreto, di ritorsioni e minacce da parte della camorra che è stato uno dei suoi bersagli principali durante la campagna elettorale. È difficile spiegare certe dinamiche a chi non le vive e soprattutto ne è a conoscenza attraverso filmati, cattiva informazione, film etc. Si sono meravigliati di quanto fosse "normale" la situazione quasi come se pensassero a una città in guerra. E questo per me è un motivo in più per continuare a far girare e vedere il documentario per spiegare e dare un'altra immagine, positiva e contro lo stereotipo, della città di Napoli.
Il prossimo appuntamento barcellonese è previsto giovedì 9 febbraio al centro culturale RAI ART e in occasione ci sarà anche una cena "duosiciliana" con assaggi di piatti tipici campani, calabresi e siciliani. I cento passi continuano.
è bello vedere persone fuori dalla nostra realtà che parlano di quello che noi abbiamo vissuto in quei giorni.Grazie Marco.
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