Notizie e curiosità sul documentario "Cento passi per la libertà" realizzato dal regista Marco Rossano sulla campagna elettorale di Luigi de Magistris.
Durante le proiezioni e presentazioni del documentario "Cento passi per la libertà"spesso mi sono ritrovato, al momento del dibattito, a dover rispondere a domande che riguardavano la situazione politica attuale della città di Napoli e dell'attività e scelte della nuova amministrazione come se facessi parte del gruppo di lavoro di de Magistris.
Prima delle proiezioni ho sempre specificato di aver realizzato il documentario da indipendente e che non stato pagato né ho mai chiesto soldi o "poltrone" per il mio lavoro, proprio per poter essere libero di raccontare e descrivere quello che volevo.
Anche con queste premesse mi sono arrivate domande, anche con toni aggressivi sulla politica cittadina, quasi dando a me la colpa di alcune scelte dell'amministrazione, a cui ho risposto sempre fornendo un'opinione personale.
Ho dunque pensato di realizzare un'intervista a 360º con un esponente dell'amministrazione cittadina in modo da far rispondere, su alcune questioni, proprio chi lavora ogni giorno in città e che sicuramente più di me, può dire cosa stia accadendo attualmente nella città di Napoli.
L'intervista tocca più punti, dai problemi quotidiani della città alla partecipazione dei cittadini per parlare anche del governo attuale e del futuro del Sud.
Il 19 maggio 2012 a Brindisi una giovane ragazza di 16 anni ha perso la libertà di vivere a causa di un attentato di cui ancora non si conoscono i responsabili. Subito si è parlato di mafia e di SCU, ma il sospetto è che ci sia ben altro sotto. Purtroppo la giovane vita di Melissa è stata spezzata e nessuno gliela restituirà mai. Ho voluto dedicare la proiezione di Cento passi per la libertà a Barcellona proprio a lei. Non servirà a molto, ma sentivo di doverlo fare. Per non dimenticare.
La presentazione del documentario organizzata in collaborazione con il Centro culturale Ama l'Italiano si è tenuta nel Casal de Barri "Pou de la Figuera" nel centro di Barcellona.
Lo spazio è interessante e il comune lo mette a disposizione gratuitamente per le associazioni che vogliono svolgere attività gratuite per la comunità. Questo è uno dei tanti motivi per cui Barcellona è una città dove si può vivere bene. Ho appuntamento con Ada, che insieme a Michela, gestisce il centro. Controlliamo il proiettore, i livelli del suono e poi sistemiamo le sedie e i tavoli per l'aperitivo preparato dalle ragazze e integrato dalla pizzeria napoletana NAP. Per il dessert un'altra napoletana, Luisa ha preparato una torta tipica napoletana: una caprese (nella foto) che ha definito militante! Luisa gestisce anche un gruppo su facebook che si chiama Club fans de las tartas de Luisa!
Con Ada decidiamo di sistemare tre file da una decina di sedie l'una, non sono tante, ma meglio così che lasciare eventuali sedie vuote poi se arriva più gente possiamo sempre aggiungerne. La proiezione è prevista alle 18.30. A dieci minuti dall'inizio sono poche le persone arrivate. Con molto piacere rivedo dopo anni un amico catalano, Biel e poi piano piano la sala si riempie. Arrivano amici vecchi e nuovi, persone che aspettavo e altre che non conoscevo. Addirittura rivedo Giuseppe, il fratello di Alessandro un mio caro amico delle elementari e medie. Erano più di 20 anni che non ci incontravamo! C'è bisogno di più sedie e i nuovi arrivati le prendono dal fondo della sala. Mancano Matteo e Valentina che devono fare riprese e foto. Ci sentiamo al telefono e scopro che hanno sbagliato indirizzo, ma stanno arrivando. Intorno alle 18.45 la sala è praticamente piena, ci sono circa 60 persone. Ada prende la parola e mi presenta. Come sempre non mi piace parlare prima della proiezione, ma cerco di descrivere il contesto politico in cui si svolgevano le elezioni dell'anno passato. Inoltre aggiungo che ho fatto il documentario perchè stanco dell'immagine negativa di Napoli, solo monnezza e camorra, e volevo quindi documentare un importante momento di cambiamento politico e sociale che stava avvenendo nella città grazie al risveglio e alla partecipazione della cittadinanza. Dopo la breve introduzione auguro buona visione e faccio partire il documentario. Purtroppo inizio il dibattito parlando della situazione attuale di Napoli. Dico purtroppo perchè mi piacerebbe parlare del documentario, di ciò che è avvenuto lo scorso anno, delle motivazioni che mi hanno portato a farlo e del processo creativo. Invece le domande, come succede sempre durante le discussioni post proiezione, vertono sulla situazione napoletana e su come si stia muovendo l'amministrazione. Specifico che non ho lavorato e non lavoro o sono pagato da de Magistris o dal suo staff quindi tutto quello che dico è una mia opinione personale e ho realizzato il documentario da indipendente. Nel pubblico c'è una donna che polemizza sin dall'inizio in un modo sgarbato e maleducato. Usa un tono aggressivo e non lascia parlare. Quando uno si rivolge a lei sbuffa, sgrana gli occhi etc. Insomma non è la situazione migliore per un tranquillo dibattito. La polemica si scatena perchè affermo che, dal mio punto di vista, la situazione a Napoli in un anno è migliorata almeno per quanto riguarda l'immagine della città verso l'esterno. Se prima si parlava e si vedeva monnezza quando si trattava di Napoli ora si parla della città, della bellezza, della Coppa America. La donna, un architetto, molto alterata, tra le altre cose, dichiara che è stufa del populismo di de Magistris, che si sperperano soldi, non si affrontano le priorità, che nessuno voleva la coppa America e molti hanno votato de Magistris perchè mancava un'alternativa, che non c'è risveglio etc. Io cerco di rispondere pacatamente portando esempi concreti, ma non serve a nulla. Lei continua nella sua filippica contro tutto e tutti. Non si può vivere di immagine afferma. - È vero -, interviene Diego dal pubblico, - non si può vivere di immagine però è importante un rilancio dell'immagine verso l'esterno perchè può aiutare anche all'interno così come succede per i commercianti che hanno incrementato le vendite. Dopo tanto tempo - continua - in cui si è parlato solo negativamente di Napoli finalmente si raccontano anche le cose positive - conclude. Io continuo a fare esempi di atti concreti che si stanno facendo al di là della coppa America. La forte partecipazione, la vicinanza ai cittadini, la convenzione con l'assicurazione inglese per eliminare la discriminazione assicurativa etc. La tipa non demorde e ormai in un delirio polemico afferma che la coppa America non è la priorità e fa l'esempio della chiusura del museo Madre. A questo punto altre persone dal pubblico intervengono affermando che il Madre è gestito da Cicelyn da anni e tutti i soldi che hanno ricevuto se li sono mangiati.
A questo punto mi viene il dubbio: che l'architetto sia un'infiltrata del Pd? Ma come può dare la colpa alla nuova amministrazione di ciò che è stato fatto in passato? E poi la chiusura del Madre è davvero una priorità? Mi sembra il classico atteggiamento di chi è in malafede e di chi evidentemente ha una situazione personale particolare. Il dibattito continua ancora un pò e lo chiudo ricordando le parole di Bonnie, l'americana che gestisce il sito Napoli Unplugged. Solo chi non viaggia e non conosce il mondo può affermare che Napoli sia pericolosa, sporca etc. i problemi di Napoli, che comunque ci sono, sono gli stessi di qualunque grande metropoli del mondo. Il problema è che molti napoletani provano uno strano piacere a parlare negativamente della loro città. E mai come in questo caso le parole dell'americana innamorata di Napoli trovano riscontro.
Le foto di Matteo Manfredi della presentazione si possono vedere qui.
Giovedì
10 maggio si è tenuta la prima proiezione in terra inglese. Dopo la tappa
berlinese e le presentazioni a Barcellona "Cento passi della libertà"
giunge a Londra. Erano mesi che stavamo parlando di una possibile proiezione
insieme a Manfredi Nulli, coordinatore di Italia dei Valori Uk e finalmente
siamo riusciti a organizzarla alla SOAS, School of Oriental and African Studies grazie all'impegno di Antonella Maizza in collaborazione con l'associazioneItalian Society.
Le
giornata è iniziata presto: partenza in mattinata da Napoli con volo Easy Jet.
L'aereo, in ritardo di un'ora a causa di non ben identificabili problemi
tecnici, finalmente decolla con destinazione London Stansted. Arrivato in
terra d'albione cerco l'autobus che mi deve portare al centro di Londra e da lì
all'albergo che si trova nella zona di Queensway. Il viaggio attraverso le
campagne inglesi dura un'oretta prima di entrare nel traffico londinese.
Scendo alla fermata di Marble Arch per poi prendere la Central Line, quella
rossa. Anche dopo varie visite a Londra mi ostino a chiamare le linee della metropolitana secondo il colore e
non il nome. Dopo un paio di fermate nell'Underground arrivo a destinazione e
il famoso clima inglese mi da il benvenuto: raffiche di pioggia e vento che mi
costringono a rimanere al coperto all'uscita della metro insieme a tante altre
persone. In realtà sembra che la pioggia a Londra sia tornata da poco tempo a questa
parte perchè per due anni ha piovuto pochissimo e si è parlato addirittura di
siccità. Me ne accorgo perchè in giro ci sono tantissimi cartelloni che
pubblicizzano l'uso moderato dell'acqua.
Dato che non accenna a smettere, e non ho tanto tempo a disposizione, mi armo di coraggio e affronto la pioggia in direzione dell'albergo. Dopo una decina di minuti cercando riparo sotto qualsiasi illusoria protezione arrivo in albergo tutto bagnato. Il tempo giusto di sistemarmi, asciugarmi e cambiarmi un attimo che devo uscire per andare all'appuntamento con Antonella con la quale ci vediamo a Russell Square, a pochi passi dalla SOAS.
Ci incontriamo alle 18.15 e dopo pochi minuti arriviamo alla SOAS ed entriamo nell'aula 3 che ci hanno prenotato. Mentre facciamo le prove tecniche arrivano anche Santino e Fabrizio che fanno parte dell'organizzazione e si preparano a fare il video e le fotografie dell'incontro. Inaspettatamente viene per un saluto veloce un mio caro amico catanese, Angelo, che purtroppo non può trattenersi perchè ha promesso alla fidanzata di andare a un concerto di musica classica. Ci salutiamo non prima di uno scambio di battute sulla prossima partita di Coppa Italia tra Napoli e Juventus (lui catanese, ma juventino!) e sulla possibilità da parte del suo studio di architettura di partecipare al bando per la costruzione del nuovo stadio a Napoli.
La sala lentamente si riempie e finalmente incontro di persona Manfredi. Da oltre un anno comunichiamo attraverso facebook e l'email. Ci siamo conosciuti proprio in occasione della campagna elettorale di Napoli perchè da Londra avevano girato un video sostegno per de Magistris che ho avuto la possibilità di montare. Probabilmente si candiderà alle politiche del 2013 nel collegio europeo.
Dopo una piccola introduzione da parte mia sui motivi che mi hanno spinto a fare il documentario intorno alle 19.20 diamo inizio alla proiezione. Al termine inizia il dibattito. In sala sono presenti una trentina di persone e purtroppo essendo periodo di esami molti soci della Italian Society non hanno potuto assistere alla proiezione. Stranamente c'è solo un napoletano, Gennaro. La maggior parte delle domande si concentra sulla situazione attuale della città, su quanto sia ancora forte la partecipazione popolare. Rispondo che forse, dal mio punto di vista, l'identificazione con la figura di de Magistris è un pò calata mentre è aumentata l'identificazione con la città e la voglia di partecipare e di cambiarla. Ma di questo sui media nazionali difficilmente si parla. Racconto dell'esperienza del gruppo dei "Friarielli Ribelli" o del forte associazionismo presente a Scampia. Per un momento abbiamo sfiorato anche l'incidente "diplomatico". Uno dei presenti in sala, Stefano, critica il bacio di de Magistris al sangue di San Gennaro, considerandolo un gesto ipocrita e di folclore. Gennaro risponde anche un pò duramente (forse per via del nome?) difendendo il rito. Prima che si surriscaldino gli animi intervengo e faccio un esempio di quello che potrebbe essere il rito dello scioglimento del sangue. E cito la meravigliosa Siviglia e le processioni della "Semana Santa". La città andalusa ogni anno nel periodo di Pasqua si riempie di turisti in visita per assistere ai riti. E non lo fanno per folclore o per un sentimento religioso, ma sono presenti per vivere la città e partecipare al rituale che, è inutile nasconderlo, ha anche delle grandi zone d'ombra. Con questo voglio dire che i riti, che possono sembrare solo religiosi o superstiziosi, danno la possibilità di creare cultura, occasioni di incontro, lavoro e sviluppo.
Alle 21.00 dobbiamo fermarci e dobbiamo lasciare l'aula. Ringrazio tutti per la presenza e per i complimenti ricevuti e con il gruppo organizzatore ci spostiamo a un ristorante nei dintorni per continuare a parlare e terminare la bella serata. Siamo in 8. Manfredi, Antonella, Luca, Enrico, Stefano, Santino e il mitico Gino. Mangiamo antipasti italiani, pizza, panuozzo e per finire limoncello offerto dalla casa. Quale miglior maniera per festeggiare una serata parlando di una Napoli positiva, attiva e partecipativa?
Pochi giorni fa ho recuperato il video della prima presentazione ufficiale del documentario o, meglio, del premontaggio dello stesso datata 18 luglio 2011. La serata della scorsa estate è stata organizzata nella splendida cornice di piazza Bellini insieme alla giornalista Eliana Capretti presso il Caffè Arabo in collaborazione con Omar Suleiman. La proiezione si è tenuta alla presenza del sindaco de Magistris, un mese e mezzo circa dalla vittoria elettorale.
Alla serata, presentata simpaticamente dal giornalista Giuseppe Libertino, hanno partecipato anche Andrea Balia del Partito del Sud e Carlo Iannello della lista civica Napoli è Tua. Erano presenti nel pubblico, tra gli altri, Enrico Schettino e Angelo Forgione.
Le riprese dell'intervento di Marco Rossano sono state realizzate da Luca Pepe dell'associazione Insieme per la Rinascita. Il video del saluto finale del sindaco è stato girato da Natalie Colindres.
In partenza per Londra dove presenterò il documentario presso la SOAS, School of Oriental and African Studies. La serata è organizzata da l'Italian Society di SOAS. A seguire discuteremo di "Partecipazione popolare e voglia di cambiamento" insieme a Manfredi Nulli, coordinatore di Italia dei Valori UK ed Enrico Scalavino, presidente di Italia dei Valori Londra.
Ringrazio per l'organizzazione e la gentilezza Antonella Mazzia.
Martedì 2 maggio alle 10.00 ho presentato il documentario all'Università di Barcellona e ho tenuto una lezione di due ore con gli studenti del professore Jesús M. de Miguel dell'ultimo anno del corso di laurea in sociologia. Erano una quarantina ed è stata la prima volta che ho parlato del documentario a un pubblico senza italiani. Prima di iniziare una studentessa "sindacalista" ha scritto sulla lavagna che il giorno dopo ci sarebbe stato lo sciopero e la manifestazione. Il professore le ha detto che se avesse voluto avrebbe potuto parlarne, ma la ragazza è tornata al suo posto in ultima fila rifiutando la proposta. Abbiamo quindi iniziato. Dopo aver fatto una piccola introduzione per contestualizzare le elezioni dello scorso anno ho dato inizio alla proiezione della versione da 52 minuti. Durante la proiezione guardavo gli studenti per capire il livello di interesse e, a parte un paio di sbadigli e qualche sms inviato dai cellulari sottobanco, ho riscontrato molta attenzione e in alcune parti anche risate. Mi ha fatto piacere perchè significa che stavano seguendo il video e ciò che stava accadendo.
Terminata la proiezione abbiamo dato inizio al dibattito. Come succede sempre c'era un provocatore che mi ha subito chiesto perchè non ho affrontato il tema della camorra e l'ho solo accennato. Gli ho risposto che nella campagna elettorale erano molte le tematiche e la criminalità organizzata solo una piccola, benchè importante, parte. Il ragazzo non contento ha continuato affermando che non traspariva la pericolosità della camorra. Ho cercato di spiegare che la camorra non è quella del "Padrino" è molto più subdola e pericolosa nelle connessioni e connivenze politiche ed economiche e che non hanno interesse a stare al centro dell'attenzione. Ma il ragazzo non soddisfatto mi ha detto che avrei dovuto parlarne di più. Alcuni suoi compagni l'hanno guardato e hanno sbuffato. Evidentemente è una sua modalità la provocazione. Al che gli ho risposto che il documentario era sulla campagnaelettorale e non sulla camorra!
Tra le altre domande ovviamente mi è stato chiesto dopo un anno in che condizioni si trova Napoli e se sono stati fatti passi in avanti. In questi casi mi trovo sempre un pò in difficoltà perchè non facendo parte dello staff e non vivendo a Napoli posso raccontare un'impressione. Invece ho cercato di impostare le risposte su quanto vissuto lo scorso anno. Le tematiche importanti affrontate: legalità, lavoro, giovani, identità napoletana e meridionale, vivibilità, rifiuti. Le modalità della campagna elettorale e l'importanza data al video e ai social network, l'enorme partecipazione popolare e la voglia da parte dei napoletani di dare un'immagine diversa della città e riappropriarsi della stessa. Alla fine il professore de Miguel mi ha chiesto di dare dei consigli ai ragazzi su come impostare il video che dovranno realizzare come progetto di fine corso e di spiegargli quale è stato il processo creativo del documentario. Ho raccontato della nascita dell'idea proprio a Barcellona, del modo in cui sono entrato in contatto con lo staff, dell'idea generale di riprendere la prima settimana e poi come ho deciso di suddividere le scene. Tutto l'iter fino al montaggio. A parte il provocatore e la sindacalista, uscita appena terminata la proiezione, tutti gli altri erano molto attenti e interessati. Alle 12.00 precise la lezione è finita e i ragazzi sono andati via.
Sabato
28 aprile a San Giorgio di Mantova si è svolto l'evento "Terrone Day"
organizzato dal Partito del Sud. Sono stato invitato a presentare e a parlare
del documentario "Cento passi per la libertà". È stata la prima volta
che l'ho presentato in Italia in una città che non fosse Napoli. L'idea
dell'evento è nata a gennaio dopo che il coordinatore per la provincia di
Mantova del Partito del Sud, Francesco Massimino, durante una riunione del
consiglio comunale di Castelbelforte è stato pesantemente insultato da
alcuni esponenti leghisti. Da quel momento Massimino e il coordinamento del
Partito del Sud si sono messi al lavoro per organizzare la giornata che hanno
denominato "Terrone Day". Oltre a me sono stati invitati il
giornalista Pino Aprile, ormai guru del meridionalismo con i suoi libri
"Terroni" e "Giù al Sud", il musicista Mimmo Cavallo che
sta portando in giro per l'Italia il suo ultimo album "Quando saremo
fratelli uniti", il regista attore Roberto D'Alessandro sulle scene da
quasi un anno con l'adattamento teatrale di "Terroni". Inoltre è
stato invitato anche Marco Esposito assessore allo sviluppo del comune di
Napoli. Devo premettere che non sono d'accordo con il nome scelto per l'evento. Credo che il termine "terrone" dovrebbe essere bandito. Su questo argomento mi scontro spesso con settentrionali e meridionali perchè i primi dicono che è uno sfottò e i secondi vogliono cambiare l'accezione negativa del termine e trasformalo in motivo di orgoglio. Per me il termine "terrone" è un insulto, è dispreggiativo e volerne cambiare il senso e addirittura affermare di essere orgoglioso di essere terrone lo trovo fuori luogo, lontano da me ed è come sentirsi culturalmente inferiore. Come tanti insulti razzisti si dovrebbe smettere di usarlo e dovrebbe essere sanzionato. Io sono partenopeo, napoletano, meridionale, italiano, europeo, essere umano. E basta.
La
giornata è stata divisa in due parti. La mattina volantinaggio e protesta
davanti al municipio di Castelbelforte. Pausa pranzo con porchetta offerta dai
"mantovani", pomeriggio culturale presso l'Auditorium di San
Giorgio di Mantova con gli interventi degli ospiti e per concludere cena
"Al Pesce d'oro" di proprietà ovviamente di un emigrante campano in terra
lombarda.
Riesco
ad arrivare, a causa del traffico intenso, soltanto intorno alle 13.30 giusto
in tempo per assaggiare l'ottima porchetta, salutare tutti e poi correre
all'Auditorium per le prove tecniche. Tra i volti conosciuti c'è anche Tony
Quattrone arrivato direttamente da Napoli. Ma le provenienze sono le più
disparate: da Roma, da Viareggio, da Bologna, Reggio Emilia e anche da
Barcellona. Infatti ritrovo anche il professore Giovanni Cutolo conosciuto
durante una proiezione a Barcellona. Dopo i saluti Francesco Massimino porta me
e Mimmo Cavallo all'Auditorium per le prove, una struttura che fa parte del Centro Culturale del
comune di San Giorgio di Mantova, uno spazio adibito a concerti, incontri,
proiezioni con zona bar all'esterno e all'interno che è diventato un punto di
riferimento culturale e di svago per i giovani e meno giovani del piccolo
comune.
Lo
spazio da 200 posti è molto bello e funzionale purtroppo però alcune
attrezzature non sono delle migliori e il tecnico, anche lui un ragazzo di una
ventina d'anni, non è molto esperto. Mimmo ha subito dei problemi perchè
nell'Auditorium non c'è uno spinotto per collegare la chitarra alle casse e ha
problemi anche con le basi musicali. Francesco cerca di risolvere la situazione
chiamando il figlio, che fa il dj, e chiedendogli di recuperare lo spinotto. Ma
intanto Mimmo deve accontentarsi di cantare "unplugged". D'altro
canto anche io ho i miei problemi perchè il disco esterno che ho portato non è
compatibile con il Pc del centro e inoltre l'immagine proiettata si vede in rosso
e non riusciamo a risolvere il problema. Alla fine il tecnico, dopo una
telefonata al suo collega, capisce che il problema è del cavo che non funziona
bene e quindi bisogna stare attenti a come si muove per non fargli fare contatto. Ma alla fine risolviamo
tutto.
Intanto
la sala comincia a riempirsi e conosco Fabrizio, tesserato nel Partito del Sud
di Bologna, che dovrebbe presentarmi e farmi delle domade durante il mio
intervento. Ha una storia di vita interessantissima. È nato in Venezuela da genitori siciliani trasferitisi in Sudamerica. Poi prima del colpo di stato sono tornati in Sicilia e a 17 anni Fabrizio si è trasferito a Bologna. Arrivano anche gli ospiti: Pino Aprile con il suo inseparabile
berretto e Roberto D'Alessandro. Purtroppo macherà il giornalista Lino Patruno
che, a quanto pare, sembra sia stato trattenuto a Reggio Calabria dal suo
editore. Ritrovo anche Andrea Balia e Francesco Menna arrivati anche loro da
Napoli. Il pomeriggio inizia con l'intervento di Massimino che spiega il perchè
del "Terrone Day" e l'idea di organizzare l'evento dopo gli insulti
ricevuti a gennaio perchè meridionale. E dichiara che è un incontro per tutti i sud del mondo e contro tutte le discriminazioni. Sale sul palco
Rosanna Gadaleta presidente della commissione internet e comunicazione del
Partito del Sud che presenta Pino Aprile che non può trattenersi molto in
quanto deve raggiungere la Sicilia per la presentazione del suo libro. Il suo
intervento, come al solito, è molto interessante e pieno di spunti. Sono tre i
punti che affronta: il primo è di stare attenti agli obiettivi che si
prefiggono e di non fare passi troppo lunghi perchè si rischia di fallire. Si
scaglia poi contro la Fornero e le sue ultime dichiarazioni sull'essere
piemontese e quindi abituata al lavoro. Afferma Pino che è un modo per dividere
e mettere gli italiani gli uni contro gli altri alimentando un sentimento
razzista e cercando uno complicità inespressa, ma palese con i razzisti che
pensano che ci sono due italie. Poi parla anche dell'editoriale di un
importante giornale italiano che dopo le dimissioni di Bossi titola "e ora
chi difende le ragioni del nord". Ovviamente Pino si chiede sorpreso
"da chi" dovrebbero essere difese dato che tutto il potere economico, politico, finanziario e
al nord. Inoltre commenta anche il controeditoriale, sempre dello stesso
giornale, scritto da un giornalista palermitano, che parla di vizi meridionali
in salsa leghista come se, continua Pino, anche quando loro rubano la colpa è
sempre dei meridionali. Finito il suo intervento deve andare via e scappa per prendere
l'aereo.
Sale sul palco Mimmo Cavallo che si prepara a
suonare, ancora senza spinotto, il miglior repertorio dell'album "Quando
saremo fratelli uniti". Dopo Mimmo è il turno di due assessori del comune
di San Giorgio che hanno concesso lo spazio per l'evento. È interessante il
discorso dell'assessore Beniamino Morselli che afferma di aver scoperto, dopo
la lettura del libro di Pino Aprile, molte cose di cui non era a conoscenza sia
perchè non studiate a scuole e sia, dichiara, per una pigrizia di non andare ad
approfondire certi discorsi. Insomma è stata una spontanea e onesta assunzione
di responsabilità.
Dopo l'intervento dell'assessore è il momento di Roberto D'Alessandro che recita alcuni monologhi dello spettacolo
"Terroni". È davvero un animale da palco. Ha una presenza corporale e
un'intensità che cattura l'attenzione di tutto il pubblico. E quando arriva
alla fine del monologo "qualcuno è meridionalista" ho la pelle d'oca.
Dopo il suo intervento ritorna sul palco Mimmo, con il vestito da scena da
soldato borbonico che utilizza durante i suoi spettacoli, per un ultimo brano.
Prima di cantare si rivolge al pubblico riaffermando l'importanza dell'evento e
del percorso che è stato intrapreso e che non bisogna permettere a nessuno di
distruggere i propri sogni.
Arriva
finalmente il mio turno. Salgo sul palco e chiedo a Tony di riprendermi.
Brevemente spiego perchè ho voluto realizzare un documentario sulla campagna
elettorale di Napoli: ero stanco di vedere la mia città raccontata
negativamente come se ci fosse solo immondizia, criminalità e camorra. Volevo
documentare quello che a Napoli stava accadendo, il risveglio e la
partecipazione di una città intera. Ho concluso l'intervento ricordando e
ringraziando Angelo Forgione per tutto il lavoro che fa con il movimento VANTO
e sottolineando l'importanza del video per promuovere quanto di buono e
positivo c'è di Napoli e di tutto il sud. Dopo la proiezione c'è stato il
dibattito con il pubblico. Sono state fatte tante domande e osservazioni sia
sul documentario sia sulla situazione generale del sud. Io, come già altre
volte, ho cercato di affermare l’importanza di parlare e far vedere le cose
positive di Napoli e del sud in genere. Dal pubblico Tony ci ha fatto osservare
che un video da lui girato sul lungomare di Napoli chiuso al traffico, in pochi
giorni è stato visto da quasi 6000 persone. Questo per dire che la gente, non
solo a Napoli, ha voglia di vedere quanto c’è di positivo in città. Un altro
argomento che ho toccato è quello della mentalità. Spesso mi è capitato di
incontrare durante le proiezioni del documentario, ma anche in altri contesti,
persone che dicevano che il problema di Napoli e del sud è la mentalità. Io
credo che la mentalità è la stessa in tutta Italia, ma che si mostra con
modalità differenti lungo tutta la penisola. Ed è la mentalità che potremmo definire mafiosa e
cioè della prepotenza, della tracotanza, della presunzione e della furbizia che
unisce come non mai tutta l’Italia. E parlando di ciò che è accaduto a Napoli cerco di combattere lo stereotipo e
il pregiudizio per cui il problema del sud è la mentalità. Ma poi, che
significa è colpa della mentalità? Secondo me è il modo migliore di una parte della popolazione sia al nord sia al sud di non voler vedere i problemi e le cause che li generano e quindi di risolverli.
Durante
il mio intervento arriva l’assessore Marco Esposito che è il prossimo a salire
sul palco. E fa un discorso davvero interessante. Come tanti di noi anche Marco non sentiva di essere "diverso", ma solo italiano. Ci racconta che ha cominciato a rendersene conto quando è andato a lavorare a Milano diversi anni fa. Cercava una casa in affitto e durante una telefonata la padrona di casa gli disse che non gli avrebbe affittato la stanza perchè napoletano. "Sa cosa si dice sui napoletani?", disse la signora, "mi scusi, ma lei di dove è?" chiese Marco. "Sono di Bologna", rispose. "E sa cosa si dice delle bolognesi?". L'assessore ci racconta questa storia come se fosse una barzelletta, ma purtroppo è una storia vera. E che altra risposta poteva dare? Continua il suo discorso che si sposta sulla chiusura di mentalità che si trova al nord, probabilmente dovuta alla crisi o a un certo modo di fare politica degli ultimi anni a cui bisogna contrapporre un altro tipo di cultura che caratterizza il modo di essere e di pensare dei meridionali. E fa un esempio: un bando dell'Expo che potrebbe essere un'occasione di rilancio e di sviluppo per tutto il territorio nazionale afferma che le ditte che possono partecipare devo risiedere entro 350 km da Milano. In questo modo, continua l'assessore, si taglia in due l'Italia e si va contro uno dei principi fondamentali dell'Europa, la libertà di movimento dei lavoratori. Ci si preclude a priori la possibilità di far lavorare i migliori, che possono trovarsi dentro o fuori quei 350 km in nome di un criterio di residenza per tutelare non si sa bene cosa. È questa la chiusura di cui parla e che fino a pochi anni fa non era caratteristica delle grandi città del nord. Afferma che nessuno di noi al sud si sogna di fare un sud più chiuso ancora, al contrario sono benvenuti tutti sia quelli che vengono dall'altra sponda del Mediterraneo sia quelli dall'Oriente, dal nord Italia etc. Ma, afferma Esposito, "se questo discorso non dovesse essere capito e nel resto del paese dovesse proseguire questa chiusura che rende l'Italia un posto sempre più difficile da vivere, per lavorare, per mantenerci a un livello elevato nel mondo anche dal punto di vista culturale, se l'Italia diventa sempre più chiusa perchè governata sempre da persone chiuse allora a noi conviene separarci e tornare quello che siamo sempre stati. Un posto splendido al centro del Mediterraneo, un posto dove tutti sognavano di andare almeno una volta nella vita. E ci concentriamo a migliorare le cose che vanno male da noi e a far venire da noi il meglio che c'è nel mondo per ripristinare le nostre ricchezze senza chiudere a nessuno". Un discorso questo di Marco Esposito molto forte sul quale mi trovo completamente d'accordo. Marco continua affermando che da questa situazione di crisi, di lotta contro poteri forti, e in parte occulti, possiamo uscirne solo con un altro potere: quello delle persone perbene che non hanno bisogno di vendersi o stare insieme per un patto di sangue o per altri riti, ma per orgoglio, dignità e voglia di cambiare le cose. E sono sempre di più. E ci fa alcuni esempi anche di buona amministrazione. Ha da poco preso degli accordi con una compagnia assicurativa britannica per superare il blocco delle assicurazioni italiane sulla città di Napoli. Da luglio saranno disponibili per i residenti a Napoli delle assicurazioni "normali" a prezzi normali e non più discriminatorie. Hanno firmato la convenzione e guarda caso l'amministratore delegato della compagnia è una napoletana che, come tanti altri napoletani che vivono in altre parti di Italia o nel mondo, ha voglia di aiutare la città. Questo secondo me è il messaggio più forte. Per anni siamo stati costretti ad andare via, ma oggi come non mai dall'estero e fuori dalle dinamiche corrotte di un paese alla deriva, possiamo aiutare Napoli, il sud e tutto quello che c'è di buono in Italia a cambiare e tornare a essere quel posto splendido al centro del Mediterraneo dove tutti sognavano di andare almeno una volta nella vita.